Il cioccolato a Firenze

IL CIOCCOLATO A FIRENZE

In Toscana le aziende che fabbricano cioccolato erano così numerose negli anni Novanta che si iniziò a parlare di Choco Valley. Firenze e la Toscana sono legate al cioccolato da una lunga tradizione ed ancora oggi vi lavorano eccellenti cioccolatieri che producono prodotti famosi in tutto il mondo. 

La lavorazione del cacao e del cioccolato arriva presto in Toscana, così come a Napoli dove già nel XVIII secolo erano stati pubblicati dei libri sulla lavorazione del cacao e sue ricette. La Spagna conosce il cacao con un poco di anticipo rispetto all’Italia, grazie anche alla diffusione diretta del prodotto che proveniva, come sappiamo, dalle Americhe.

Quando gli esploratori, come Cristoforo Colombo, scoprirono le nuove terre oltre l’Oceano, portarono in Europa nuovi prodotti da mangiare e tra questi c’era il cacao. Non si trattava dello stesso cacao che utilizziamo oggi, in quell’epoca la lavorazione per arrivare al cioccolato non era stata ancora sperimentata. Le popolazioni Indigene Americane consumavano il cacao come bevanda, offerta in onore degli Dei. Si trattava di una bevanda spumosa a cui si aggiungevano i semi della pianta e spezie. Proprio a Firenze si conserva un manoscritto antico dell’ epoca delle grandi esplorazioni, opera di un gesuita, che contiene la descrizione della ricetta originale della bevanda al cacao. Le notizie più importanti e antiche sull’uso che ne facevano Atzechi e Maya le fornisce Antonio Colmenero de Ledesma, nel 1631

I primi sacchi di cacao che arrivarono in Europa si registrarono in Spagna, in Andalusia e dalla Spagna il cacao arrivò in Francia alla corte di Luigi XIII grazie alla figlia di Filippo III, Anna d’Asburgo. In Italia il cacao arriva a fine Cinquecento prima nelle zone dell’ Italia meridionale sotto l’influenza spagnola, poi in Toscana.

Ovunque il cacao era utilizzato come una bevanda. Anche in Spagna ci vollero almeno venti anni prima che il cacao diventi una pasta modellabile e fu un successo. Sua Maestà Filippo II di Spagna, ad esempio, amava i “mostaccioli al cioccolato” ed anche i napoletani iniziarono ad inserire il cacao all’interno delle ricette della cucina regionale di forte tradizione catalana ed aragonese; anche i signori di Firenze non si sottrassero al fascino di questa bevanda esotica.

I fiorentini legarono il cacao alla tradizione gastronomica locale che utilizzava ancora spezie ed aromi, nacque così la ricetta della Cioccolata al profumo Gelsomino. La ricetta fu un successo anche perché fu Cosimo III de Medici, marito di Margherita Luisa d’Orleàns, a dare vita a questa ricetta segreta creata nel suo laboratorio in Palazzo Pitti.

A Palazzo Pitti nascerà poi un Coffe House secondo la moda anglosassone: un luogo dove poter rilassarsi e degustare il cioccolato come in un salotto aristocratico. Oggi la struttura è ancora visibile lungo il percorso di visita al Giardino di Boboli nel quale possiamo scoprire molto sugli usi e i costumi alimentari dei principi di Firenze.

I giardini medicei già nel Quattrocento sono un luogo di svago e benessere, diventeranno poi anche un luogo di collezionismo botanico e di molteplici attività: qui si conservavano le scorte di neve per ghiacciare i prodotti alimentari e le acque, le famose limonaie fornivano gli agrumi, piante mediche ed oli essenziali come testimoniano le limonaie della Villa di Castello e Villa Petraia.

Le ricette di Cosimo III nacquero in collaborazione proprio con un esperto di piante medicinali, il famoso medico Francesco Redi. Il medico fiorentino scrisse nel Bacco In Toscana, pubblicato nel Seicento, anche un trattato sugli effetti delle bevande esotiche e tra queste vi era il cacao.

IL Cioccolato fa bene alla salute

Il cacao utilizzato per fare la bevanda del cioccolato venne impiegato tra Seicento e Settecento come rimedio medico per alcune malattie e come tutte le novità scientifiche, fu oggetto di critiche ed elogi. Un esempio fu la lettera scritta nel 1728 a Firenze del Conte Felici Giovanni Battista: Parere intorno all’uso della cioccolata scritta in una lettera dal conte dottor Gio. Batista Felici all’illustriss. signora Lisabetta Girolami d’Ambra, a cui fecero seguito un numero di scritti a favore del cacao come rimedio medico come il Discorso sopra la cioccolata di Antonio Cocchi, autorevole voce dell’Illuminismo fiorentino. Fino a questo punto, tuttavia, il cioccolato rimane una bevanda spumosa a base di acqua e cacao che rinfresca e rigenera il corpo, per i medici, mentre l’ aggiunta di spezie e frutti apre la strada alla golosità di un mondo privilegiato ed aristocratico. La bevanda del cioccolato si consumava soprattutto d’estate perché si beveva fredda e la sua spuma era considerata benefica e salutare.

Nel Settecento il cioccolato a Firenze era il protagonista della vita gastronomica ed intellettuale e interessa non soltanto nei salotti letterari ma anche al mondo del commercio che si era da poco aperto alle nuove strade e ai nuovi gusti offerti dal cioccolato e dal caffè. Con la rivoluzione industriale e l’arrivo di competenze tecniche e commissioni straniere, il cioccolato diventa uno dei maggiori prodotti di produzione alimentare, destinato ad essere nel Novecento tra i primi in classifica del consumo di massa. Nel tuo viaggio in Toscana approfitta per assaggiare il buon cioccolato e scoprire nel tour dei sapori e aromi i veri artigiani ed alcune delle specialità del territorio che hanno sposato il cioccolato.

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